Già tredicimila anni fa, gli umani usavano frecce fatte di osso con punte avvelenate per cacciare. La sorprendente scoperta è stata fatta da ricercatori nella grotta di Kuumvi, a Zanzibar, in Africa ed è decisiva perché ci racconta una storia che risale sempre più indietro nel tempo in cui l’uomo aveva precocemente acquisito una tecnologia avanzata per costruire armi, sia per difendersi che per approviggionarsi di cibo.

Nelle epoche più antiche, sia nel mondo occidentale che in quello orientale, esistevano già le armi a motivo dei conflitti dell’uomo con l’uomo, ed anche, ancora più diffusamente, per la quotidiana esigenza di difendersi dagli animali e di cacciarli. Quando non si era scoperto il segreto della lavorazione del ferro, coltelli di vario tipo già si forgiavano con un sapiente lavoro in pietra: l’ossidiana, ad esempio, materiale dal suggestivo colore nero apprezzato anche ai nostri giorni come complemento di bigiotteria, era di una consistenza adatta, avendo la necessaria durezza per restare ben affilato nella forma quando diventava lama.
Quando l’uomo cominciò a cacciare si rese conto che spesso le semplici
Le armi sono state create dall’uomo agli albori della propria esistenza quando cominciò ad avere consapevolezza delle prorpie capacità venatorie prima e guerriere in seguito. L’uomo capì che sia per cacciare che per combattere, un bastone munito di una selce tagliente in cima era molto più efficace di un semplice bastone nodoso. Nascono così le prime armi bianche.