La Corea del Nord taglia le linee con Seul e punta i missili sugli Stati Uniti

di isayblog4 Commenta

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La Corea del Nord taglia le linee telefoniche con Seul, sospendo il “telefono rosso” assieme a ogni comunicazione militare e punta i missili sugli Stati Uniti. Le unità sul campo di artiglieria e missilistica sono state poste in “posizione di combattimento”.

La Corea del Nord continua nel folle intento di attaccare la Corea del Sud e gli Stati Uniti, e dato il comprovato possesso di armi nucleari da parte del governo di Pyongyang e del suo leader Kim Jong non sono minacce che possono essere prese alla leggera. Il comunicato ufficiale da parte della Corea del Nord mette ancora una volta i brividi e vale la pena di riportarne uno degli estratti più significativi:

Da questo momento il Comando Supremo dell’Esercito Popolare di Corea dichiara che saranno poste in posizione di combattimento di classe A tutte le proprie unità da campo, ivi comprese le unità di artiglieria a lunga gittata e quelle missilistiche strategiche, che prenderanno di mira tutti gli obiettivi nemici nelle basi d’invasione degli Stati Uniti, sul loro stesso territorio, alle Hawaii e a Guam.

Che la minaccia non sia da prendere sottogamba lo hanno sottolineato anche gli Stati Uniti con la decisione di spendere oltre un miliardo di dollari per potenziare le difesa sul versante occidentale del paese, quello raggiungibile dalla gittata dei migliori missili della Nord Corea, potenzialmente equipaggiati con testate nucleari, decisione che è costata agli Stati Uniti la temporanea sospensione di altri progetti bellici per riallocare le risorse.

Appena giovedì scorso vi avevamo riportato le nuove, pesantissime minacce della Corea del Nord alla Corea del Sud, al Giappone e agli Stati Uniti in cui non ci si faceva alcuno scrupolo nel ribadire il possibile utilizzo di armi nucleari. Pochi giorni fa è stato peraltro diffuso un video ufficiale di attacco agli Usa con tanto di Casa Bianca e Campidoglio distrutti dai missili. Si fermerà mai la Corea del Nord? Tutto il mondo, ormai, se lo chiede.

Photo credits | Getty Images

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